giovedì 3 gennaio 2008

3. CHE SIGNIFICA PERFETTISSIMO?

Perfettissimo significa che In Dio è ogni perfezione, senza difetto e senza limiti, ossia che Egli è potenza, sapienza e bontà infinita.

I. P e r f e t t i s s i m o significa che in Dio è ogni perfezione... - I due ciechi di Gerico, di cui parla il Vangelo (cf. Mt 20, 29-34), si sentivano infelici perché mancava loro una qualità necessaria (l’uso della vista); e quando passò vicino Gesù gli gridarono: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di noi». Il Salvatore fu commosso e li guari.Colui al quale manca qualche cosa che hanno tutti gli uomini normali (p. es. l’uso delle gambe, la vista, la parola...) è imperfetto. L’uomo è imperfetto solo quando gli mancano qualità proprie dell’uomo. Invece non è imperfezione la mancanza di una qualità o di qualche altra cosa non dovuta alla natura umana, p. es. le ali.Le creature possono essere perfette, ma non perfettissime, perché non sono in grado di avere tutte le perfezioni, né di averne alcuna in sommo grado. Solo Dio è perfettissimo e quindi ha il primato magisteriale, perché:1) ha tutte le perfezioni degli esseri creati. - Nelle creature ammiriamo molte qualità o perfezioni, come la bellezza, la bontà, la scienza, la potenza. Ma chi ha dato queste perfezioni? Dio, che necessariamente possiede ciò che dà;2) in Lui vi sono tutte le perfezioni possibili. - Dio può creare infiniti altri uomini e mondi più perfetti di quelli esistenti. In Lui vi sono quindi tutte le perfezioni che potrebbe comunicare agl’infiniti esseri creabili.

II. ... senza difetto e senza limiti. - La bontà e la pazienza delle creature non sono infinite. Anche la mamma, come sanno bene tutti i bambini per esperienza, per quanto buona, alla fine perde la pazienza. Nessuna creatura può avere una perfezione infinita. Tutte le nostre buone qualità sono limitate nel tempo e nel grado di perfezione. La scienza del maestro non è infinita, perché egli non sa tutte le cose: più studia e più s’accorge che sono molte le cose che non conosce e continua a studiare e a leggere per accrescere le sue cognizioni e non dimenticare ciò che ha studiato.Se una creatura avesse anche una sola perfezione infinita, sarebbe infinita anch’essa ed eguale a Dio. Le nostre perfezioni non sono senza difetto e senza limiti. Sono difettose: non conosciamo tutto e quel poco che conosciamo, lo conosciamo male; la nostra potenza non può fare tutto. Sono inoltre limitate nel numero. Infatti non possediamo molte perfezioni, come l’eternità di origine, l’immortalità, ecc.Invece le perfezioni di Dio sono senza difetto e senza limiti. Se gliene mancasse anche una sola (per es. la scienza), o la possedesse in grado imperfetto, non sarebbe infinito, e quindi nemmeno Dio.Dio non solo ha, possiede le perfezioni, ma è tutte e ciascuna delle sue perfezioni. Non solo è buono, sapiente, potente, cioè dotato di bontà, sapienza, potenza, ma è la stessa bontà, la stessa sapienza, la stessa potenza e ciascuna delle sue perfezioni, che s’identificano con Lui.

III. ... ossia che Egli è potenza, sapienza e bontà infinita. - In Dio vi sono tutte le perfezioni e tutte s’identificano con Lui. Egli è infinito e infinite sono quindi anche alcune perfezioni, maggiormente impresse nelle creature, come la potenza che ha creato tutte le cose, la sapienza che le ordina, la bontà che le conserva e le governa.


RIFLESSIONE. - Tutto ciò che vi è di bello, di buono, di vero e di perfetto nelle creature è anche in Dio e in sommo grado. Le creature sono la scala e la via ascendente per cui dobbiamo salire e Dio, con la conoscenza e l’amore.

ESEMPI. - 1. Isaia in una visione contemplò Dio perfettissimo circondato dagli angeli che cantavano: Santo, Santo, Santo è il Signore Dio degli eserciti; tutta la terra è piena della sua gloria (v. Is 6, 1-4).2. Il beato Contardo Ferrini sapeva elevarsi dal creato al Creatore con grande facilità. Per lui l’universo era la via, l’opera, «il poema di Dio» che canta l’onnipotenza, la sapienza e la bontà divina. Scrisse a un amico: «Vieni con me; ti farò conoscere le mie montagne. E là parleremo di Dio. Com’è bello su una vetta solitaria avvicinarsi a Dio e contemplare nella natura selvaggia e rude il suo sorriso eternamente giovane!» Anche il tempo avverso lo elevava a Dio. «L’Ascensione, la gioiosa festa del “sursum corda”, qui è stata turbata da un cielo coperto di nere nubi. Meglio ancora. Così penso di più che tutto passa, che tutto ciò che è terrestre non è nulla, che non dobbiamo trovare il nostro riposo in nulla. Penso al giorno senza sera, al cielo che non avrà nubi».

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